Inviato: Dom Mar 08, 2009 12:50 pm Oggetto: CHE NE PENSATE VOI?
A SILVIO"
Silvio caro, mio grande amore
Portami sempre nel tuo cuore
Tu che fai tutto in quattro e quattr'otto
Rubaci presto l'articolo 18
Giacche' sei senza coscienza
Rubaci pure la contigenza
Visto che sei senza pieta'
Levaci pure l'anzianita'
E se vuoi fare le cose serie
Lasciaci anche senza ferie
Per migliorare la situazione
Togli di mezzo la liquidazione
Se l'inflazione ancora dilaga
Fregaci pure la busta paga
E per far dispetto ai sindacati
Aumenta la schiera dei disoccupati
Affinche' sia tutto normale
Facci pagare anche l'ospedale
Perche' vada tutto a buon fine
Facci pagare le medicine
Per evitare ulteriori danni
Mandaci in pensione a novant'anni
E poiche' a novant'anni saremo caput
VA FA MMOCC A CHI TE MMURT !!!!!!
Questa è la risposta di JB
Robirobi, sembra proprio che la volpe perda il pelo ma non il vizio, eh!
Bella la filastrocca. Ma le tue barzellette mi fan ridere di più. Sai già che siamo allarmati, ma ancora con le signore che vanno in palestra con il suv, le piste di scii piene anche nei giorni feriali. Perdinci da qualche parte i soldi li avrà pure questa gente o sono tutte carte di credito con permesso di scoperto? Tutti piangono, ma a pagare sono sempre quelli che ci sia un governo rosso, bianco o verde! E non mi venire a raccontare che le proposte di Franc-Epif. possono risolvere il problema. Caro mio se non partono le grandi opere (utili o meno che siano) e l'edilizia, qui il posto di lavoro lo perderanno in molti perché all'estero non acquistano più i nostri prodotti, tranne quelli di lusso. Purtroppo non è con il terziario che si crea ricchezza ma solo riuscendo ad esportare. Ora spendere per dare dei posti di lavoro è giusto, ma che servano almeno per riassestare le infrastrutture già da anni carenti e malandate! Comunque se tu la vedi in un modo, io la vedo nell'altro e amici come prima. Ma ricordati 'io preferirei le tue barzellette', mi fanno ridere più delle filastrocche.
Ciao e buona domenica.
jb vedo che non ti sei ancora tolto il paraocchi prova a farlo e a guardarti in giro e vedrai le cose diversamente da come ti anno insegnato a fare,vuoi far ripartire l'economia?è molto semplice basta creare i presupposti perchè questo avvenga,le famiglie italiane non ce la fanno più ad arrivare alla fine del mese e tu vedi solo le signore col suv in palestra,dopo aver tolto il paraocchi mettiti anche un paio di occhiali,non saranno certo le grandi opere pubbliche che risolleveranno l'economia (anche perche non ci sono i soldi per realizzare un faraonico progetto da 109 miliardi di euro)a parer mio la soluzione è molto più semplice basta creare la domanda e come si crea la domanda?aumentando salari,stipendi,pensioni dando alla gente i soldi da spendere perchè è di questo che oggi le famiglie italiane anno bisogno e vedrai che l'economia si rimettera in moto da sola,senza le illusorie promesse elettorali usate a scopo propagandistico.
p.s.i ricchi ci sono e sono quelli che tu vedi col suv,sulle piste innevate in stazioni invernali alla moda ma ti assicuro che la realtà è molto diversa da come te l'anno dipinta apri gli occhi ragiona con la tua testa e con con la fede del partito.
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Inviato: Dom Mar 08, 2009 5:13 pm Oggetto: Re: CHE NE PENSATE VOI?
Ciao Robi comé lo scrito su el gestbook SILVIO é NICOLAS NICOLAS é SILVIO sono fratelliiiiii _________________ ** Si vede bene solamente con el cuore ; l'essenziale è invisibile per gli occhi ! **
** On ne voit bien qu'avec le coeur ; l'essentiel est invisible pour les yeux ! **
Registrato: 26/09/07 23:57 Messaggi: 332 Residenza: Firenze
Inviato: Dom Mar 08, 2009 10:28 pm Oggetto:
"Caro mio se non partono le grandi opere (utili o meno che siano) e l'edilizia, qui il posto di lavoro lo perderanno in molti......"
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Quanto costano "le grandi opere"alle tasche dei contribuenti?Vogliamo parlare del ponte sullo Stretto di Messina?parliamone,ma con dati alla mano,non come propaganda elettorale specchietto per le allodole.
Si stimano in oltre 6,1 miliardi di euro i costi per la sua realizzazione, e si sà che in Italia da sempre i tempi ed i costi si debbono almeno triplicare,o no?
A cosa serve un ponte sullo stretto,quando la viabilità in Sicilia è un disastro,quali sono le autostrade o superstrade che dir si voglia,che convogliano a questo ponte?E questo mi pare già un problema non risolto.
Vogliamo parlare della viabilità che dovrebbe accogliere il transito delle merci una volta attraversato il bel ponticello?Bene,in Calabria esiste una "stupenda" Autostrada,la Salerno-Reggio,finora e' costata circa 9 miliardi di euro - ha spiegato Ciucci, e si stima che con gli altri 2 miliardi di Euro stanziati dall'attuale Governo,l'opera sarà completata entro il 2011/2012....(Roma, 6 mar. - Adnkronos).Chiamiamole spesuccie,roba che uno si fruga nelle tasche ricche del nostro bilancio statale e dice:però mica male!Pensvo peggio!.....E comunque vada si creano i presupposti per dare occupazione e salari alle persone.Sì,ma a quali persone?Assunte da quali ditte?....Ma le solite ditte create all'uopo!Eche diamine!!!Ci sono sempre le solite "famigliole"del luogo,gente stimatissima e cristallina,imprenditori per vocazione.
Qua viene il bello,appalti alle imprese,quali imprese?..Quelle di cui sopra!
Già,ma ci sono poi i sub-appalti...
Egli appalti dei sub dei sub dei sub appalti?...
Problema risolto!....basta una semplice autocertificazione del Titolare di una S.r.L. di non appartenenza ad associazioni di stampo camorristico-mafiose....come per il club della canasta,o il circolo del tennis!
Scusate,ma stò andando off-topic....
Lascio perdere le grandi opere delle quali sicuramente non ne capisco una mazza....ci sono gli "esperti" per queste cose.
Edilizia,quest'argomento mi è familiare,non chiedetemi il perchè,ma è così.
Caro JB, sicuramente tu come molti non hai il problema di aquistare una casa oggi,e ci mancherebbe!Anzi spero che come molti di noi, tu ne possegga più di una,perché altrimenti sarebbe un guaio con i prezzi attuali che si collocano fra i 3500 e i 7000 Euro per Mq e oltre. Ma che problema c'è?basta esser di vedute larghe!Bisogna essere ottimisti e il gioco è fatto!Si và in Banca....e trac...ti arrivano i crediti! O no?....Silvio ci ha detto che è così!
Vallo a spiegare però a tutte quelle persone che sono sempre così poco ottimiste,a quella gentaglia comunista come Lui li definisce, che pensa sempre negativo...magari a quelle giovani coppie che non hanno un reddito fisso,perché oggi per essere "moderni"il lavoro deve essere flessibile ,e incerto aggiugo io,alle quali le banche fanno una sonora pernacchia sul muso quando vanno a chiedere i soldi per comprar casa,se non hanno una garanzia valida.
E parta pure l'edilizia,viva Dio,darà lavoro a tante persone,ma se a queste persone non diamo un salario decente,non compreranno mai ciò che costruiscono!E chi sono questi bravi muratori?Italiani?No..costano troppo!Meglio lo schiavo dell'est Europa...in mano ai caporali!Ma viaaa....Ma viaaaaa...Ma viaaaaa....come dice Mughini! Facciamo ridere!
Io non ce l'ho con tizio o caio,a me la politica Italiana fà ribrezzo da tanto,mi fà proprio schifo,che a dirla tutta poi di politica qua non si tratta proprio più,la politica è dialogo,scambio e confronto di idee e ideali storici.Da noi è solo gridare e fare spot,prendere per il culo la gente perbene,pur di rimanere con le chiappe incollati alle poltrone!
Ps_ se c'è qualche errore di ortografia,chiedo venia,andavo di fretta. Buona Musica!
Ringrazio gli amici Robirobi e JB per aver introdotto questo post interessantissimo,almeno così io penso che sia,si fà per parlare....senza discordia per nessuna delle parti,ci tengo a fare questa precisazione!
L'ultima modifica di paolo#firenze il Lun Mar 09, 2009 2:58 am, modificato 2 volte
Registrato: 26/09/07 23:57 Messaggi: 332 Residenza: Firenze
Inviato: Lun Mar 09, 2009 1:04 am Oggetto:
A Silvio,era una barzelletta,e ha destato clamore e indignazione. Questa invece mi par più seria....Scatenerà un'uragano?...spero di no.
Comunque questo è un copia-incolla,niente di personale contro il Cavaliere,ci mancherebbe altro che mi facessi nemico anche Lui,quelli che ho bastano e avanzano.Nevvero gente?
Banca Rasini, origine di molti guai italiani
La vita e la carriera dell'imprenditore Silvio Berlusconi, nonostante
le biografie autorizzate che il protagonista ha fatto pubblicare o
propiziato nel corso degli anni con fini auto-agiografici, rimane
costellata di buchi neri e di domande senza risposta. Piccolo
riepilogo degli omissis più inquietanti.
1) La Edilnord Sas è la società fondata nel 1963 da Silvio Berlusconi
per costruire Milano 2. Soci accomandatari (quelli che vi operano),
oltre al futuro Cavaliere, sono il commercialista Edoardo Piccitto e
i costruttori Pietro Canali, Enrico Botta e Giovanni Botta. Soci
accomandanti (quelli che finanziano l'operazione) il banchiere Carlo
Rasini, titolare dell'omonima banca con sede in via dei Mercanti a
Milano, e l'avvocato d'affari Renzo Rezzonico, legale rappresentante
di una finanziaria di Lugano: la "Finanzierungesellschaft für
Residenzen
Ag", di cui nessuno conoscerà mai i reali proprietari. Si tratta
comunque di gente molto ottimista, se ha affidato enormi capitali a
Berlusconi, cioè a un giovanotto di 27 anni che, fino a quel momento,
non ha dato alcuna prova imprenditoriale degna di nota.
2) Sulla banca Rasini, dove il padre Luigi Berlusconi lavora per
tutta la vita, da semplice impiegato a direttore generale, ecco la
risposta
di Michele Sindona (bancarottiere piduista legato a Cosa Nostra e
riciclatore di denaro mafioso) al giornalista americano Nick Tosches,
che nel 1985 gli domanda quali siano le banche usate dalla mafia: "In
Sicilia il Banco di Sicilia, a volte. A Milano una piccola banca in
piazza Mercanti". Cioè la Rasini, dove - ripetiamo - Luigi
Berlusconi,padre di Silvio, ha lavorato per tutta a vita, fino a
diventarne il
procuratore generale. Alla Rasini tengono i conti correnti noti
mafiosi e narcotrafficanti siciliani come Antonio Virgilio, Salvatore
Enea,
Luigi Monti, legati a Vittorio Mangano, il mafioso che lavora come
fattore nella villa di Berlusconi fra il 1973 e il 1975.
3) Il 29 ottobre 1968 nasce la Edilnord Centri Residenziali Sas (una
sorta di Edilnord 2): stavolta, al posto di Berlusconi, come socio
accomandatario c'è sua cugina Lidia Borsani, 31 anni. E i capitali li
fornisce un'altra misteriosa finanziaria luganese, la
"Aktiengesellschaft für Immobilienanlagen in Residenzentren Ag"
(Aktien), fondata da misteriosi soci appena 10 giorni prima della
nascita di Edilnord 2. Berlusconi da questo momento sparisce nel
nulla, coperto da una selva di sigle e prestanome. Riemergerà solo nel
1975
per presiedere la Italcantieri, e nel 1979, come presidente della
Fininvest. Intanto nascono decine di società intestate a parenti e
figuranti,
controllate da società di cui si ignorano i veri titolari. Come ha
ricostruito Giuseppe Fiori nel libro "Il venditore" (Garzanti, 1994,
Milano), Italcantieri nasce nel 1973, costituita da due fiduciarie
ticinesi: "Cofigen Sa" di Lugano (legata al finanziere Tito
Tettamanzi, vicino alla massoneria e all'Opus Dei) e "Eti A.G.Holding"
di Chiasso
(amministrata da un finanziere di estrema destra, Ercole Doninelli,
proprietario di un'altra società, la Fi.Mo, più volte 7 inquisita per
riciclaggio, addirittura con i narcos colombiani).
4) Nel 1974 nasce la "Immobiliare San Martino", amministrata da
Marcello Dell'Utri e capitalizzata da due fiduciarie del parabancario
Bnl: la
Servizio Italia (diretta dal piduista Gianfranco Graziadei) e la Saf
(Società Azionaria Finanziaria, rappresentata da un prestanome
cecoslovacco, Frederick Pollack, nato nientemeno che nel 1887). A
vario titolo e con vari sistemi e prestanome, "figlieranno" una
miriade di
società legate a Berlusconi e ai suoi cari: a cominciare dalle 34
"Holding Italiana" che controllano il gruppo Fininvest. Secondo il
dirigente della Banca d'Italia Francesco Giuffrida e il sottufficiale
della Guardia di Finanza Giuseppe Ciuro, consulenti tecnici della
Procura di Palermo al processo contro Marcello Dell'Utri per concorso
esterno in associazione mafiosa, queste finanziarie hanno ricevuto
fra il 1978 e il 1985 almeno 113 miliardi (pari a 502 miliardi di lire
e
250 milioni di euro di oggi), in parte addirittura in contanti e in
assegni "mascherati", dei quali tuttoggi "si ignora la provenienza".
La
Procura di Palermo sostiene che sono i capitali mafiosi "investiti"
nel
Biscione dalle cosche legate al boss Stefano Bontate. La difesa
afferma che si
tratta di autofinanziamenti, anche se non spiega da dove provenga
tutta quella liquidità. Lo stesso consulente tecnico di Berlusconi,
il
professor Paolo Jovenitti, ammette l'"anomalia" e l'incomprensibilità
di alcune operazioni dell'epoca.
5) Nel 1973 Silvio Berlusconi acquista da Annamaria Casati Stampa di
Soncino, ereditiera minorenne della nota famiglia nobiliare lombarda
rimasta orfana nel 1970, la settecentesca Villa San Martino ad
Arcore, con quadri d'autore, parco di un milione di metri quadrati,
campi da
tennis, maneggio, scuderie, due piscine, centinaia di ettari di
terreni.
La Casati è assistita da un pro-tutore, l'avvocato Cesare Previti,
che
è pure un amico di Berlusconi, figlio di un suo prestanome (il padre
Umberto) e dirigente di una società del gruppo (la Immobiliare Idra).
Grazie alla fortunata coincidenza, la favolosa villa con annessi e
connessi viene pagata circa 500 milioni dell'epoca: un prezzo
irrisorio.
E, per giunta, non in denaro frusciante, ma in azioni di alcune
società immobiliari non quotate in borse, così che, quando la ragazza
si
trasferisce in Brasile e tenta di monetizzare i titoli, si ritrova
con una carrettate di carta. A quel punto, Previti e Berlusconi
offrono
di ricomprare le azioni, ma alla metà del prezzo inizialmente
pattuito.
Una sentenza del Tribunale di Roma, nel 2000, ha assolto gli autori
del
libro "Gli affari del presidente", che raccontava l'imbarazzante
transazione.
6) Nel 1973 Berlusconi, tramite Marcello Dell'Utri, ingaggia come
fattore (ma recentemente Dell'Utri l'ha promosso "amministratore
della villa") il noto criminale palermitano, pluriarrestato e
pluricondannato Vittorio Mangano. Il quale lascerà la villa solo due
anni più tardi,
quando verrà sospettato di aver organizzato il sequestro di Luigi
d'Angerio principe di Sant'Agata, che aveva appena lasciato la villa
di Arcore dopo una cena con Berlusconi, Dell'Utri e lo stesso
Mangano.
Mangano verrà condannato persino per narcotraffico (al maxiprocesso
istruito da Falcone e Borsellino) e, nel 1998, all'ergastolo per
omicidio e mafia.
7) Il 26 gennaio 1978 Silvio Berlusconi si affilia alla loggia
Propaganda 2 (P2), presentato al gran maestro venerabile Licio Gelli
dall'amico giornalista Roberto Gervaso. Paga regolare quota di
iscrizione (100 mila lire) e viene registrato con la tessera 1816,
codice E.19.78, gruppo 17, fascicolo 0625. La partecipazione al pio
sodalizio gli procaccerà vantaggi di ogni genere: dai finanziamenti
della "Servizio Italia" di Graziadei ai crediti facili e
ingiustificati EURO del Monte dei Paschi di Siena (di cui è provveditore
il piduista
Giovanni Cresti) alla collaborazione con il "Corriere della Sera"
diretto dal piduista Franco Di Bella e controllato dalla Rizzoli dei
piduisti Angelo Rizzoli, Bruno Tassan Din e Umberto Ortolani.
Il 24 ottobre 1979 Silvio Berlusconi riceve la visita di tre
ufficiali della Guardia di Finanza nella sede dell'Edilnord Cantieri
Residenziali. Si spaccia per un "un semplice consulente esterno"
addetto "alla progettazione di Milano 2". In realtà è il proprietario
unico
della società, intestata a Umberto Previti. Ma i militari abboccano e
chiudono in tutta fretta l'ispezione, sebbene abbiano riscontrato più
di un'anomalia nei rapporti con i misteriosi soci svizzeri. Faranno
carriera tutti e tre. Si chiamano Massimo Maria Berruti, Salvatore
Gallo e Alberto Corrado. Berruti, il capopattuglia, lascerà le Fiamme
Gialle pochi mesi dopo per andare a lavorare per la Fininvest come
avvocato
d'affari (società estere, contratti dei calciatori del Milan, e così
via). Arrestato nel 1985 nello scandalo Icomec (e poi assolto),
tornerà in carcere nel 1994 insieme a Corrado per i depistaggi
nell'inchiesta
sulle mazzette alla Guardia di Finanza, poi verrà eletto deputato per
Forza Italia e condannato in primo e secondo grado a 8 mesi di
reclusione per favoreggiamento. Gallo risulterà iscritto alla loggia
P2.
9) Il 30 maggio 1983 la Guardia di Finanza di Milano, che sta
controllando i telefoni di Berlusconi nell'ambito di un'inchiesta su
un traffico di droga, redige un rapporto investigativo in cui si
legge:
"E' stato segnalato che il noto Silvio Berlusconi finanzierebbe un
intenso traffico di stupefacenti dalla Sicilia, sia in Francia che in
altre
regioni italiane (Lombardia e Lazio). Il predetto sarebbe al centro
di grosse speculazioni in Costa Smeralda avvalendosi di società di
comodo aventi sede a Vaduz e comunque all'estero. Operativamente le
società
in questione avrebbero conferito ampio mandato ai professionisti
della
zona". Per otto anni l'indagine, seguita inizialmente dal pm ******o
Della Lucia (poi passato all'Ufficio istruzione, da anni imputato per
corruzione in atti giudiziari insieme al finanziere Filippo Alberto
Rapisarda, ex datore di lavoro ed ex socio di Marcello Dell'Utri)
langue, praticamente dimenticata. Alla fine, nel 1991, il gip
milanese Anna Cappelli archivierà tutto.
10) Il terzo, seccante incontro ravvicinato fra il Cavaliere e la
Legge risale al 16 ottobre 1984. Tre pretori, di Torino, Roma e
Pescara,
hanno la pretesa di applicare le norme che regolano l'emittenza
televisiva
e che il Cavaliere ha deciso di aggirare, trasmettendo in
contemporanea
gli stessi programmi su tutto il territorio nazionale. I tre
magistrati fanno presente che è vietato, 9 non si può e bloccano le
attrezzature
che consentono l'operazione fuorilegge. Il Cavaliere oscura le sue
tv, per attribuire il black out ai giudici, poi scatena il popolo dei
teledipendenti con lo slogan "Vietato vietare", opportunamente
rilanciato dallo show del giornalista piduista Maurizio Costanzo. Lo
slogan viene subito tradotto in legge dal presidente del Consiglio
Bettino Craxi. Il quale abbandona una visita di Stato a Londra per
precipitarsi in Italia e varare un decreto legge ad personam
("decreto Berlusconi") che riaccende immediatamente le tv illegali del
suo
compare. Lo scandalo è talmente enorme che, persino nel pentapartito,
qualcuno non ci sta. E il decreto viene bocciato dall'aula come
incostituzionale. Due dei tre pretori reiterano il sequestro penale
delle attrezzature utilizzabili oltre l'ambito locale. Così Craxi
partorisce un secondo decreto Berlusconi, agitando davanti ai
riottosi partiti alleati lo spauracchio della crisi di governo e
delle
elezioni anticipate, in caso di mancata conversione in legge.
Provvederà poi
lo stesso Caf a legalizzare il monopolio illegale Fininvest sulla
televisione commerciale con la legge Mammì, detta anche "legge-
Polaroid" per l'alta fedeltà con cui fotografa lo status quo.
Ci sarebbe anche una versione più completa e dettagliata,ma non voglio occupare troppo spazio,ne annoiare nessuno nel leggerla.
Se qualcuno la chiede sono pronto ad inserirla.
L'ultima modifica di paolo#firenze il Lun Mar 09, 2009 3:09 am, modificato 2 volte
Lascio a voi i commenti su questo curricolum vitae.
VITA DI BERLUSCONI. CRONOLOGIA
1936. Nasce a Milano il 29 settembre, primo di tre figli (due maschi e una femmina) di Luigi Berlusconi, impiegato alla Banca Rasini, e Rosa Bossi, casalinga.
1954.Prende la maturità classica al liceo salesiano Copernico e s'iscrive all'Università Statale, facoltà di Giurisprudenza. A tempo perso, vende spazzole elettriche porta a porta, fa il fotografo ai matrimoni e ai funerali, suona il basso e canta nella band dell'amico d'infanzia Fedele Confalonieri (anche sulle navi da crociera).
1957. Primo impiego saltuario nella Immobiliare costruzioni.
1961. Si laurea in legge con 110 e lode, a Milano: tesi sugli aspetti giuridici del contratto pub- blicitario, e vince una borsa di studio di 2 milioni messa in palio dalla concessionaria Manzoni. Evita, non si sa come, il servizio militare. E si dà all'edilizia, acquistando un terreno in via Alciati, grazie alla garanzia fornitagli dal banchiere Carlo Rasini, che gli procura anche un socio, il costruttore Pietro Canali. Nasce la Cantieri Riuniti Milanesi.
1963. Fonda la Edilnord Sas: soci accomandanti Carlo Rasini e il commercialista svizzero Carlo Rezzonico (per la misteriosa finanziaria luganese Finanzierungesellschaft für Residenzen Ag). Nel 1964 apre un cantiere a Brugherio per edificare una città-modello da 4 mila abitanti. Nel 1965 è pronto il primo condominio, di cui però non riesce a vendere nemmeno un appartamento. Poi, non si sa come, riesce a venderlo al Fondo di previdenza dei dirigenti commerciali.
1965.Sposa Carla Elvira Dall'Oglio, genovese, che gli darà due figli: Maria Elvira (che si fa chiamare Marina - 1966) e Piersilvio (1969).
1968. Nasce l'Edilnord 2, acquistando terreni nel comune di Segrate, dove sorgerà Milano 2.
1969. Brugherio è completa con 1000 appartamenti venduti.
1973. Fonda la Italcantieri Srl, grazie ad altre due misteriose fiduciarie ticinesi, la Cofigen (legata al finanziere Tito Tettamanti) e la Eti AG Holding (amministrata dal finanziere Ercole Doninelli). Acquista ad Arcore, grazie ai buoni uffici dell'amico Cesare Previti, la villa Casati Stampa con tutti i terreni ad Arcore, a prezzo di superfavore. Previti infatti è pro-tutore dell'unica erede dei Casati Stampa, la contessina dodicenne Annamaria, e >contemporaneamente amico di Silvio e in affari con lui.
1974. Grazie a due fiduciarie della Bnl, la Servizio Italia e la Saf, nasce l'Immobiliare San Martino, amministrata da un ex compagno di università, Marcello Dell'Utri, palermitano. In un condominio di Milano 2 nasce una tv via cavo, Telemilano 58, che passerà ben presto all'etere col nome di Canale 5. Berlusconi si trasferisce con la famiglia a villa Casati, affiancato dal boss mafioso Vittorio Mangano, assunto in Sicilia da Dell'Utri come "fattore", cioè come amministratore della casa e dei terreni. Mangano lascerà Arcore soltanto un anno e mezzo - due anni più tardi, in seguito a due arresti e a un'inchiesta a suo carico per il sequestro di un ospite della villa amico di Berlusconi.
1975. Le due fiduciarie danno vita alla Fininvest. Nascono anche la Edilnord e la Milano 2. Ma Berlusconi non compare mai: inabissato e schermato da una miriade di prestanomi dal 1968 al 1975, quando diventa presidente di Italcantieri, e al 1979, quando assumerà la presidenza della Fininvest.
1977. Appena divenuto Cavaliere del Lavoro, acquista una quota dell'editrice de Il Giornale , fondato nel 1974 da Indro Montanelli.
1978-1983. Riceve circa 500 miliardi al valore di oggi, di cui almeno una quindicina in contanti, per alimentare le 24 (poi salite a 37) Holding Italiana che compongono la Fininvest, di cui si ignora tutt'oggi la provenienza. Sono gli anni della scalata di Bettino Craxi, segretario del Psi dal 1976, al potere e della sua ascesa al governo.
1978. Si affilia alla loggia massonica deviata e occulta "Propaganda 2" (P2) del maestro venerabile Licio Gelli, a cui è stato presentato dal giornalista Roberto Gervaso. Tessera numero 1816. Di lì a poco comincerà a ricevere crediti oltre ogni normalità dal Monte dei Paschi e dalla Bnl (due banche con alcuni uomini-chiave affiliati alla P2). E inizierà a collaborare, con commenti di politica economica, al "Corriere della Sera", controllato dalla P2 tramite Angelo Rizzoli e Bruno Tassan Din. La P2 verrà poi sciolta, in quanto "eversiva", con un provvedimento del governo Spadolini.
1980. Berlusconi fonda, con Marcello Dell'Utri, Publitalia 80, la concessionaria pubblicitarie per le reti tv. Conosce l'attrice Veronica Lario, al secolo Miriam Bartolini, che recita in uno spettacolo al teatro Manzoni di >Milano senza veli. Se ne innamora. La nasconde per tre anni in un'ala segreta della sede Fininvest in Via Rovani a Milano. Poi la donna rimane incinta e nel 1984, sempre nel segreto più assoluto, partorisce in Svizzera una bambina, Barbara. Berlusconi la riconosce. Padrino di battesimo, Bettino Craxi.
1981. I giudici milanesi Gherardo Colombo e Giuliano Turone, indagando sui traffici del bancarottiere mafioso e piduista Michele Sindona, trovano gli elenchi degli affiliati alla loggia P2. Ma Berlusconi non subisce danni dallo scandalo che travolge il governo, l'esercito, i servizi segreti e il mondo del giornalismo.
1982. Berlusconi acquista l'emittente televisiva Italia 1 dall'editore Edilio Rusconi.
1984. Berlusconi acquista l'emittente Rete 4 dalla Mondadori: ormai è titolare di tre network televisivi nazionali, e può entrare in concorrenza diretta con la Rai. Ma tre pretori, di Torino, Pescara e Roma, sequestrano gli impianti che consentono le trasmissioni illegali di programmi in "interconnessione", cioè in contemporanea su tutto il territorio nazionale. Craxi vara un decreto urgente (il primo "decreto Berlusconi") per legalizzare la situazione illegale. Ma il decreto non viene convertito in legge perché incostituzionale. Craxi ne vara un altro (il secondo "decreto Berlusconi"), minacciando i partiti alleati di andare alle elezioni anticipate in caso di nuova bocciatura del decreto. E nel febbraio '85 il decreto sarà approvato, dopo che il governo avrà posto la questione di fiducia.
1985. Berlusconi divorzia da Carla Dell'Oglio e ufficializza il legame con Veronica, che gli darà altri due figli: Eleonora (1986) e Luigi (1988). Le seconde nozze verranno celebrate, con rito civile, nel 1990, officiante il sindaco socialista di Milano Paolo Pillitteri, cognato di Craxi. Testimoni degli sposi, Bettino e Anna Craxi, Confalonieri e Gianni Letta.
1986. Berlusconi acquista il Milan Calcio e ne diviene presidente (nel 1988 vincerà il suo primo scudetto). Intanto fallisce l'operazione La Cinq in Francia, che chiuderà definitivamente i battenti nel '90. E' Jacques Chirac a cacciarlo dal suolo francese, definendolo "venditore di minestre".
1988. Il governo De Mita annuncia la legge Mammì sul sistema radiotelevisivo. Che in pratica fotografa il duopolio Rai-Fininvest, senza imporre al Cavaliere alcun autentico tetto antitrust. Berlusconi acquista la Standa. La legge verrà approvata nel 1990.
1989-1991. Lunga battaglia fra Berlusconi e De Benedetti per il controllo della Mondadori, la prima casa editrice che controlla quotidiani (La Repubblica e 13 giornali locali), settimanali (Panorama, Espresso, Epoca) e tutto il settore libri Grazie a una sentenza del giudice Vittorio Metta, che il tribunale di Milano riterrà poi comprata con tangenti dall'avvocato Previti per conto di Berlusconi, il Cavaliere strappa la Mondadori al suo concorrente. Una successiva mediazione politica porterà poi alla restituzione a De Benedetti almeno di Repubblica, Espresso e giornali locali. Tutto il resto rimarrà a Berlusconi.
1990. Il Parlamento vara la legge Mammì, fra le polemiche: Berlusconi può tenersi televisioni (nel frattempo è entrato anche nel business di Telepiù) e Mondadori, dovendo soltanto "spogliarsi" de Il Giornale (che viene girato nel '90 al fratello Paolo).
1994. Berlusconi, ormai orfano dei partiti amici, travolti dallo scandalo di Tangentopoli, entra direttamente in politica, fonda il partito di Forza Italia, vince le elezioni politiche del 27 marzo alla guida del Polo delle Libertà e diventa presidente del Consiglio. Il 21 novembre viene coinvolto nell'inchiesta sulle tangenti alla Guardia di Finanza. Il 22 dicembre è costretto a dimettersi, per la mozione di sfiducia della Lega Nord, che non condivide più la sua politica sociale e preme per la risoluzione del conflitto d'interessi.
1996. Berlusconi, indagato nel frattempo anche per storie di mafia, falso in bilancio, frode fiscali e soprattutto corruzione giudiziaria insieme a Previti, si ricandida alle elezioni politiche, ma perde. Vince il candidato del centrosinistra (Ulivo), Romano Prodi. Trascorrerà 5 anni all'opposizione, alle prese con una serie di inchieste giudiziarie e di processi, conclusi con diverse condanne in primo grado, poi trasformate in prescrizioni e (raramente) in assoluzioni in appello e in Cassazione.
2001. Il 15 maggio vince le elezioni alla guida della Casa delle Libertà e torna alla presidenza del Consiglio.
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Inviato: Lun Mar 09, 2009 7:23 am Oggetto:
Dal Guest,JB scrive:
"..........Non ci vuole molto a scrivere pagine su pagine come ha fatto nel rispondere al tuo thread l'amico (d'idee) Paolo scopiazzando qua e là seppur ragionando con la sua testa........."
Più che scopiazzare io userei un'altro termine: informarsi sui fatti,se poi questi sono di gran mole,e lo sono,bhè anche le pagine diventano tante.
E comunque c'èra scritto che era un copia-incolla.
Non credo che le mie idee coincidono con quelle di Robi,è una tua deduzione.Una conclusione forse azzardata la tua.
Grazie per avermi annoverato fra le persone che ancora ragionano con la propria testa,leggo purtroppo che siamo una specie in via d'estinzione!E più leggo e mi guardo d'intorno,e più mi convinco di ciò.
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Dal Guest, JB scrive:
".........cose che per essere verificate bisognerebbe che la stessa maggioranza durasse 10-20 anni (quasi come il famoso ventennio) per vedere un qualche risultato........"
Una bella prospettiva la tua! Complimenti!.....A proposito di essere o meno documentati,ma tu sai come si concluse il famoso ventennio? Fu un bel risultato,sì,davvero bello.....una pagina di storia fra le più vergognose e ignobili che l'Italia e gli Italiani hanno vissuto sulla propria pelle.
E su quella strada ci stiamo incamminando.
Concludo riaffermando quello che già avevo scritto a proposito della nostra politica Italiana odierna.Grazie per avermene data ulteriore conferma JB.
Mi rendo conto che è un pò lungo ma vale la pena leggerlo
Italia dall’Estero
…come ci vede la stampa estera
L’Italia contro se stessa
Pubblicato giovedì 4 dicembre 2008 in USA
[The New York Review of Books]
Gianni Alemanno, con un passato neofascista alle spalle, è stato eletto sindaco di Roma a fine aprile, due settimane dopo il ritorno al potere di Silvio Berlusconi e della sua coalizione con una consistente maggioranza ottenuta alle elezioni politiche nazionali. In seguito la stampa internazionale ha dato molta importanza alla folla di giovani neofascisti che ha fatto il saluto romano sui gradini del Campidoglio. Ma forse ancor più importante è stata la contemporanea parata di tassisti romani che suonavano trionfalmente il clacson, in giubilo non tanto per l’elezione dell’ex “bullo di quartiere” quanto per la sconfitta dell’amministrazione di centro-sinistra che aveva proposto di ampliare il numero delle licenze dei taxi. E’ risaputo che i taxi sono difficili da trovare a Roma. Il tentativo di migliorare i trasporti in città però andava contro gli interessi dei possessori delle licenze, che per i tassisti rappresentano un qualcosa di sicuro in un mondo incerto.
La celebrazione dei tassisti ci mostra un paese in conflitto con se stesso, paralizzato, malfunzionante, arrabbiato, pauroso, intensamente insoddisfatto. ma che non vuole intraprendere la via di un qualsivoglia cambiamento che minaccerebbe il delicato tessuto di privilegi di questo o quel gruppo protetto.
Un paese come l’Italia che è allo stremo a causa di un’imposizione fiscale pesante, ma che rimane in silenzio quando Berlusconi blocca la vendita della compagnia aerea nazionale, l’Alitalia, nonostante questa versi, come contribuente, in stato finanziario addirittura emorragico; un paese che detesta il governo, ma che si aspetta di avere un’educazione e un’assistenza sanitaria gratuita e che cerca vantaggi dalle opportunità offerte da un vasto sistema di patronato politico; un paese che si aggrappa al suo alto standard di vita e al suo welfare generoso, ma che fantastica di cacciare milioni di lavoratori stranieri che oggi producono qualcosa come il 10% del Prodotto Interno Lordo. La presenza lavorativa dei lavoratori stranieri è tuttavia la sola realistica speranza per il mantenimento del sistema pensionistico italiano in un paese in cui la popolazione diventa di anno in anno sempre più anziana.
Che gli italiani potessero rieleggere Silvio Berlusconi precedente Presidente del Consiglio, bocciato solo due anni prima, non è così sorprendente come potrebbe sembrare. Il governo di centro-sinistra di Romano Prodi si è insediato nel 2006 dopo che l’Italia aveva vissuto cinque anni di crescita economica e produttiva quasi pari a zero. La continua autocelebrazione di Berlusconi andava di pari passo con la miriade di conflitti di interesse in cui è coinvolto come persona più ricca d’Italia e più grande proprietario di media, nonché più famoso imputato per reati di corruzione. Paralizzato il paese, erano in molti a ritenere che, con Berlusconi fuori gioco, l’economia sarebbe ripartita. Tuttavia, dal governo Prodi, che approdava nuovamente al potere con una sottile maggioranza di appena un voto al senato, ed una coalizione litigiosa ed eterodossa, era difficile aspettarsi di meglio. Non appena Prodi tentava di introdurre le riforme nell’economia, i membri di parte comunista della sua coalizione minacciavano di fare una rivolta. Poco tempo dopo, in risposta al tentativo di far passare una legge che permettesse le unioni civili di coppie gay (e non gay), il partito cattolico alla sua destra si ammutinava.
Una delle poche cose che Prodi è riuscito a far passare è stata un’amnistia per i criminali, che era stata fortemente voluta da Berlusconi e che era stata disegnata in modo abbastanza chiaro per mantenere fuori di prigione Cesare Previti, l’importante avvocato d’azienda di Berlusconi, che era stato imputato per tangenti ai giudici. E così dopo poco tempo dall’entrata in carica, il pubblico italiano ha dovuto assistere allo spettacolo poco edificante di vedere liberati 26.000 criminali, molti dei quali sono rapidamente tornati a rubare, stuprare e uccidere, mentre un gruppo di criminali con i colletti bianchi, come Previti, è stato messo nella condizione di poter tornare a godere dei propri guadagni illeciti.
In modo simile, il governo Prodi ha fatto passare un’altra legge, nuovamente con l’aiuto entusiasta di Berlusconi e della destra, per rendere illegale il reperimento e l’uso da parte dei Pubblici Ministeri di prove contro membri del Parlamento per mezzo di intercettazioni telefoniche della polizia. In altre parole, se la polizia seguisse le tracce di un pericoloso criminale e a questi capiti di chiamare il suo buon amico in parlamento, gli investigatori non potrebbero indagare sulle malefatte del potenziale criminale in parlamento, né tantomeno usare le intercettazioni contro di lui.
In questo modo un’amministrazione che aveva promesso un governo alternativo e pulito rispetto a quello precedente di Berlusconi, è parsa all’elettorato come non più decisa del precedente nell’affrontare la corruzione, il sistema clientelare e l’infiltrazione della mafia nelle istituzioni. Le montagne di spazzatura seminate qua e là a Napoli e dintorni hanno continuato ad accumularsi sotto il governo Prodi così come sotto il governo Berlusconi. Ma ancor più importante per gli elettori, l’economia manteneva la situazione di stallo, unita ad un ancora maggiore instabilità politica.
Disillusi, molti elettori italiani sono arrivati alla conclusione che c’era poca differenza tra i politici di sinistra e quelli di destra e che presi insieme erano semplicemente una casta corrotta, che da sé si perpetuava. Non si tratta solo di godere di straordinari privilegi e salari assurdamente alti, i politici rappresentano anche un vistoso buco per le risorse pubbliche. Il libro “La casta” riporta un tale stato delle cose. In cima alle classifiche di vendita tra i saggi per gran parte dell’anno, nel libro viene ci si chiede: perché l’Italia, con 1/5 della popolazione degli Stati Uniti, debba avere in Parlamento il doppio dei membri dei rappresentanti del Congresso americano? E perché i politici devono guadagnare il doppio, girare in automobili con autista, avere telefonini, viaggi in aereo e treno gratuiti, ottenere una pensione a vita anche dopo solo due mandati, oltretutto se molti di loro mantengono attività di lucro private e nemmeno si presentano sul posto di lavoro quando dovuto?
La rabbia dell’elettorato italiano va molto oltre la delusione verso il governo Prodi che non ha pienamente meritato una tale, dura condanna pubblica. I problemi italiani, purtroppo, sono molto più profondi, più strutturali, e non facili da risolvere.
Dalla fine della II Guerra Mondiale fino al 1990 l’economia italiana è stata una della più forti del mondo, non molto inferiore a quelle di Germania Ovest e Giappone, crescendo ad una media del circa 5% negli anni ‘50 e ‘60 e con un salutare 3% negli anni ‘70 e ‘80, disseminando prosperità, alfabetizzazione ed un generoso sistema di servizi e benefici in una terra come l’Italia con una lunga storia di avversità e miseria. Per gli studenti di politica contemporanea ciò offriva un affascinante paradosso. L’Italia restituiva l’immagine di un paese con un terribile sistema politico caratterizzato da un continuo vai e vieni di governi insieme a scandali, crisi di governo, livelli alti di corruzione, una burocrazia dispendiosa e inefficiente. Eppure, anno dopo anno, l’economia continuava a crescere. Nel 1989 il prodotto interno lordo dell’Italia era quasi uguale a quello della Gran Bretagna.
Ma, negli ultimi 15 anni, questa combinazione precaria - di corruzione, malgoverno e crescita economica alta - si è bloccata. Il prodotto interno lordo è cresciuto ad una media dell’1,1% rispetto al 2,3% del Regno Unito, al 2,8% della Spagna, all’1,7% della media dell’intera UE. L’economia italiana, come conseguenza, è ora più piccola di quella inglese del 20% e, secondo recenti calcoli, è stata superata da quella spagnola. Le entrate disponibili sono state praticamente stagnate negli ultimi 15 anni, e il disequilibrio nei redditi è il più alto della UE, dal cui dato si ricava che lo standard di vita di molti è nei fatti diminuito.
Due libri recentemente pubblicati offrono diagnosi radicalmente differenti l’una dall’altra riguardo a cosa starebbe non funzionando. Il primo “La deriva: perché l’Italia rischia il naufragio” del giornalista Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, è il seguito del loro best-seller “La casta”. Si tratta di una graffiante accusa nei confronti del sistema politico italiano e dei suoi devastanti effetti sul Paese. Il secondo “La paura e la speranza” è opera del Ministro delle Finanze di Berlusconi, Giulio Tremonti.
Più che in qualsiasi altro Paese in Europa, argomentano Stella e Rizzo piuttosto persuasivamente, l’Italia ha un’elite prettamente maschile che sta invecchiando, che soffoca iniziative e cambiamenti in modo da perpetuare il proprio potere. Circa il 60% dei politici e dei sindacalisti italiani ha più di 70 anni. In Francia, al contrario, la percentuale è del 20%. Nei Paesi scandinavi circa del 38%. L’Italia ha anche i livelli più bassi di partecipazione femminile in politica e nei posti di lavoro fra i paesi europei. Quando i politici affermati non riescono a vincere le elezioni, riescono a farsi riciclare nelle posizioni di clientele locali, oppure nella sanità o nel parlamento europeo. Il risultato è una deprimente mancanza di ricambio nelle istituzioni italiane.
Del resto, ciò non è vero solo in politica. Le Università, per esempio, che dovrebbero essere una parte essenziale nell’economia dell’informazione in quanto centri di innovazione, ricerca e meritocrazia, sono invece dei bastioni del privilegio e delle clientele in cui le decisioni riguardanti le assunzioni non sono aperte e corrette, ma sono continuamente truccate a favore di amici, relazioni o portaborse dei cosiddetti “baroni” (docenti ordinari universitari).
Stella e Rizzo raccontano la storia del sistema delle assunzioni truccato nella facoltà di medicina dell’Università di Napoli, in cui i baroni locali falsificarono documenti in modo da garantire che i loro candidati favoriti, incluso il figlio del barone-capo, vincessero quello che si presumeva essere un bando di concorso aperto a tutti. Ma nonostante siano stati per l’ennesima volta ritenuti colpevoli, dopo una serie di contese legali durata 18 anni, i querelati hanno continuato a tenere il proprio posto che avevano vinto illegalmente.
Addirittura dopo che i docenti malfattori hanno perso la causa all’ultimo grado di appello, il Ministero dell’Istruzione ha deciso di lasciar loro gli incarichi con un un atto scritto in perfetto burocratese: “Annullare un atto ministeriale non può essere eseguito in base alla sola necessità di restaurare la legalità”. La traduzione è: “Solo perché qualcuno è sottoqualificato ed è stato condannato non significa che non possa mantenere la sua cattedra universitaria”. La decisione, presa da Antonello Masia, direttore generale del Ministero, era abbastanza prevedibile da parte dei membri della casta per proteggere se stessi. Masia ha prestato servizio per 37 anni e ripete con piacere questa frase: “I ministri vanno e vengono, ma il direttore generale rimane”, vero e proprio mantra della burocrazia permanente che vede se stessa come immune dal controllo politico e dall’opinione pubblica.
In questo sistema, i più brillanti e ambiziosi studenti, che hanno vinto borse di studio nelle maggiori Università negli USA, Gran Bretagna ed altrove, sono spesso trattati come se gli anni spesi all’estero siano da buttare dal momento che non sono rimasti in Italia aspettando in fila per ottenere l’appoggio dei baroni. Il risultato è stato una gran fuga di cervelli fuori dell’Italia. Università americane, francesi, inglesi, laboratori di ricerca, ospedali, compagnie sono pieni di giovani talenti italiani che si sono scocciati dell’Italia e l’hanno lasciata.
Sempre più si ritrova in Italia una burocrazia egoista che mantiene il suo potere attraverso una giungla di regole e regolamenti ultracomplicati che rendono qualsiasi cosa estremamente difficoltosa, che fanno consumare tempo, e sono costose. Aprire un’attività in Italia in media costa 5.012 euro per i permessi necessari, e richiede 62 giorni in cui bisogna superare 16 diversi ostacoli burocratici. Nel Regno Unito costa 381 euro, 4 giorni e 5 procedure. Negli USA, costa 167 euro, 4 giorni e 4 procedure.
Portare a termine un grosso incarico pubblico in Italia (ad esempio della cifra di 50 milioni di euro o più) richiede una media di 2.137 giorni che significa quasi 6 anni. In Spagna ci sono voluti solo 3 anni per estendere la metropolitana di Madrid di circa 56 km con 8 stazioni di cambio e 28 stazioni ordinarie. Creare la rete dell’Alta Velocità in Italia costa più di 4 volte quanto speso in Francia o Spagna e quella esistente è lenta. Un treno che va da Madrid a Barcellona ci mette solo 2 ore e 20 minuti, mentre a viaggiare tra Milano e Roma si impiega il doppio del tempo, anche se la distanza è leggermente inferiore.
Stella e Rizzo sono sono nel giusto quando percepiscono che un tale fallimento sia pervasivo tanto da creare una potente sinergia negativa in quasi tutti gli aspetti della vita italiana. La paralisi del sistema giudiziario mette in pericolo il ruolo di base della legge, uno dei pilastri del funzionamento del sistema economico. La lunghezza media per risolvere una vertenza su di un contratto non rispettato è di 1.210 giorni (quasi 4 anni), mentre in Spagna (il secondo peggiore Paese in lista) è di soli 515 giorni; in Francia è di 331 giorni; in Gran Bretagna di 217 giorni. In Italia ci si mette la durata astronomica di 90 mesi (quasi 8 anni) per impedire il riscatto di un’ipoteca di una persona che non paga più il mutuo. In Spagna dura mediamente 11 mesi, in Danimarca 6.
Un sistema così lento e farraginoso sembrerebbe pura follia, ma ci sono delle ragioni che lo spiegano. La moltiplicazione delle procedure, dei permessi, delle regole e delle strettoie burocratiche crea un numero straordinario di punti di pressione nei quali l’amministrazione può controllare, eliminare, ritardare o accelerare un progetto. Ognuno di questi è per un burocrate o un politico un’opportunità in più per esercitare il potere e sfruttare il sistema di clientele per la concessione e richiesta di favori. Un’autostrada che costa il doppio di quanto stabilito in partenza ha i suoi vantaggi (non solo per i politici che ottengono tangenti, ma per tutti coloro che vi lavorano attorno). Non ha gli stessi vantaggi il resto del paese, che deve avere a che fare con infrastrutture di second’ordine - da porti, autostrade e ferrovie maltenuti o malfunzionanti, a cellulari ed elettricità molto cari - uniti ad una pesante imposizione fiscale, servizi scarsi ed un sistema di promozione che è diventato l’esatto opposto della meritocrazia. Non sorprende che l’Italia a partire dal 2001 sia scivolata dal 24esimo al 41esimo posto nella lista dell’indice di competizione globale (GCI).
Non è una pura questione di corruzione istituzionalizzata. Purtroppo, il problema va ancora più in profondità. In un capitolo Stella e Rizzo parlano della tendenza di ogni gruppo italiano a formare un “ordine” o “gilda”; la lealtà ad un gruppo spesso vince ogni senso di bene comune. Perciò il direttore generale del Ministero dell’Istruzione che rifiuta di licenziare i professori che sono entrati in modo irregolare nell’Università si comporta come se non stesse compiendo un atto di corruzione al livello personale, ma agisce per fedeltà ad una gilda, non favorendone pertanto un’altra, ad esempio, in tal caso quella dei magistrati, che potrebbe interferire negli interessi di quella propria.
A causa delle differenti ideologie ci sono gruppi di pressione di tutti i tipi che cospirano per rendere l’efficienza impossibile. Come molte altre nazioni europee l’Italia ha delle risorse energetiche naturali molto scarse e deve importare quasi tutto il petrolio ed il gas (un ulteriore peso sull’economia). Altri paesi europei hanno investito seriamente nell’energia alternativa. La Spagna ottiene il 7,5% della sua energia dall’eolico, mentre l’Italia non produce che l’1%. La Germania utilizza 75 volte di più l’energia solare rispetto all’Italia sebbene quest’ultima abbia ovviamente molta più energia solare da sfruttare. La Francia genera il 68% della propria elettricità dal nucleare, che l’Italia non possiede affatto. L’Italia, semplicemente, non ha una politica energetica.
Mentre Stella e Rizzo restituiscono una descrizione del problema tanto convincente quanto sconvolgente, essi non spiegano perché le cose sono peggiorate. Il sistema italiano non era di certo un modello di efficienza e virtù tra la fine della II Guerra Mondiale e gli anni ’80, durante i quali il paese comunque era tra quelli che mostravano una crescita tra le più veloci del mondo. Cosa è cambiato che ha reso il sistema italiano quel peso morto che dà l’impressione di essere diventato?
Il declino economico dell’Italia è divenuto visibile negli anni ’90, un periodo che coincideva con l’unificazione economica dell’Europa, l’adozione dell’euro e lo smantellamento di un regime tariffario che proteggeva molte merci italiane dalla competizione straniera, specialmente dall’Asia. L’Italia è stata colpita più fortemente che altri paesi da tali cambiamenti. In un regime di mercato vecchio e protetto pesantemente, la connessione con l’establishment politico conferiva vantaggi notevoli: il governo italiano comprava macchine Fiat e computer Olivetti, sussidiava la costruzione di nuovi stabilimenti e teneva fuori la competizione giapponese. Durante periodi di rallentamento economico, la lira veniva svalutata per rendere più economici i prodotti italiani e quindi più competitivi all’estero. Ma dopo il 1992, gli italiani iniziarono a competere all’improvviso con il mondo intero e il governo italiano, unendosi al regime monetario europeo, aveva perso il suo potere di utilizzare la svalutazione della lira quando le cose andavano male.
Più che in altri Paesi europei l’Italia è stata sensibile alla competizione da parte delle economie asiatiche a basso costo. L’economia italiana è composta da uno straordinario tessuto di aziende a conduzione familiare che producono articoli nel campo del tessile, dell’abbigliamento, delle scarpe, dei mobili, che generalmente non richiedono grandi quantità di capitale da investire e di tecnologia da utilizzare e che pertanto sono vulnerabili a concorrenti che pagano salari bassi. L’Italia è presente in misura minima nel campo dell’industria basata sulla conoscenza (biotecnologie, finanza, aerospaziale, alta velocità, hardware e software dei computer) che è meno condizionata dai mutamenti del mercato rispetto alle economie a basso salario. Sotto questo aspetto, la miopia dei leader politici italiani porta con sé più d’una responsabilità. Il Paese investe molto meno degli altri paesi europei nella ricerca e nella tecnologia; l’Italia offre i dati peggiori del continente per quanto riguarda i ricercatori scientifici, la percentuale di laureati universitari e il numero di brevetti rilasciati ogni anno.
La corruzione e l’inefficienza pare essere diventata ancora peggio negli ultimi anni. Negli anni ’50, Stella e Rizzo scrivono, il paese ha costruito in 8 anni la sua autostrada principale, l’Autostrada del Sole, da Milano a Napoli. Ma riparare la più breve autostrada Salerno-Reggio Calabria, un progetto non ancora finito, ha già richiesto più di 25 anni ed è costato 5 volte di più per chilometro rispetto alla costruzione dell’Autostrada del Sole.
Un altro problema che ha caratterizzato il periodo dopoguerra è stato l’effetto virtuale di un solo partito al potere. Il dominio ininterrotto della Democrazia Cristiana e la serie di partiti satellite, dal 1946 al 1993, sono serviti da terreno fertile per la corruzione, mentre i governi si sono accollati debiti che solo ora appaiono gravosi. Nonostante il proprio dominio, la DC era abbastanza cooperativa in questi anni con l’opposizione politica, specialmente con il Partito Comunista Italiano. I movimenti di protesta della fine degli anni ’60 e ’70 spinsero la DC ad allargare il welfare italiano in modo da affievolire la tensione sociale, creando molti dei sistemi che sono ora cresciuti incontrollatamente. Gli altri paesi europei hanno creato programmi sociali simili, ma il debito italiano è oggi il doppio della media europea. Interessando più del 100% del PIL, il debito pubblico rende il governo poco propenso a tagliare le tasse o a spendere utilmente per educazione, ricerca e sviluppo.
Alcune industrie hanno in passato istituito ciò che si chiamano le “baby-pensioni”, che permettono a centinaia di migliaia di italiani di andare in pensione con quasi il massimo nonostante abbiano ancora tra i 30 e i 50 anni. L’Italia ha quasi mezzo milione di persone che sono andate in pensione secondo questa modalità e che lo sono da 40 anni. E’ in gran parte per coprire tali costi che si è creato questo enorme buco di debiti che inghiotte il 10% del PIL.
A danneggiare l’Italia è stato in particolar modo l’influenza del leader del Partito Socialista Italiano, Bettino Craxi, che era determinato ad ottenere accesso al denaro e al patronato politico per espandere il potere del suo piccolo partito. “Porta dentro voti e soldi” Craxi disse ad uno dei suoi uomini nominandolo all’assemblea della compagnia nazionale dell’elettricità (ENEL). Ansioso di diventare un grande partito capace di competere con la DC e con i comunisti, Craxi e i suoi uomini sono riusciti a codificare la corruzione per un sistema ad un livello e ad un tipo di rapacità che era di fatto nuova.
Il risultato fu una corsa sfrenata nella corruzione che progressivamente è uscita fuori controllo: il sistema giudiziario era lento e inefficiente, i parlamentari godevano di impunità da indagini, i politici non andavano mai realmente in prigione. I politici che rubavano avanzavano più rapidamente. Craxi stesso è divenuto il ministro italiano che ha servito più a lungo la carica di Presidente del Consiglio (1983-1987) prima di Berlusconi. E’ fuggito poi in Tunisia nel 1994, una volta divenuto chiaro che le condanne lo avrebbero portato in galera.
La lunga permanenza al potere dello stesso gruppo di partiti in Italia significa, più che altrove, che il sistema politico non è stato ripulito e che i partiti di governo sono in grado di orchestrare un sistema dove i politici mettevano le dita sui punti nodali dell’economia. Ogni progetto, dalla costruzione di un ponte all’apertura di un negozio, all’aggiunta di un bagno in casa, dipende da un amico al potere.
Oltretutto, il potere del crimine organizzato in Italia è molto maggiore rispetto agli altri grandi stati europei, rappresentando circa il 7% del PIL, facendone quindi uno dei settori di affari più prolifici nel Paese. Nell’Italia meridionale, in cui il crimine organizzato è maggiormente radicato, si pilotano i contratti dei lavori pubblici, rallentando i progetti in modo da spremere lo Stato quanto più possibile e mettendo in fuga gli affari legali anche di investitori stranieri, che non vogliono essere soggetti a estorsione. In 8 delle 20 regioni italiane – l’intero Sud dell’Italia comprese Sicilia e Sardegna – non c’è praticamente nessun investimento di capitale straniero.
Non è quindi un caso che il maggiore vincitore delle recenti elezioni sia stata la Lega Nord, un partito di destra che ha indirizzato molta della sua rabbia verso il sistema di patronato dell’Italia meridionale e verso lo Stato centralizzato e corrotto che lo mantiene al potere. La domanda chiave della Lega è quella di un federalismo fiscale che permetterebbe alle comunità locali di mantenere una parte significativa delle entrate e di limitare massicciamente il flusso di soldi da nord a sud. Il partito della Lega ha raddoppiato i propri voti a livello nazionale (dal 4 all’8,2%), ottenendo più del 21% dei voti in Lombardia e più del 27% per cento in Veneto, le più alte percentuali in un sistema elettorale proporzionale con più partiti. Un elettorato arrabbiato ha scelto il partito italiano più arrabbiato.
Allo stesso modo, le elezioni di aprile hanno eliminato molti piccoli partiti del paese. Gli elettori sono sembrati volerli decisamente punire per aver ostacolato i lavori. Il Partito Comunista Italiano (Rifondazione Comunista), presente dall’inizio del secondo dopoguerra, è scomparso così come altri partiti della sinistra. Questi ultimi sono stati percepiti, non senza verità, come “partiti del no” determinati a bloccare qualsiasi iniziativa di riforma strutturale dell’Italia negli ultimi anni.
Le cose andranno meglio per gli italiani con il nuovo governo Berlusconi? C’è una profonda contraddizione nella sua coalizione che raggruppa la Lega Nord e il Popolo delle Libertà di Berlusconi, quest’ultima una fusione del suo vecchio partito, Forza Italia, ed un partito di destra, Alleanza Nazionale. I sostenitori della coalizione provengono da due aree molto differenti, il nord e il sud, ed è debole solo nella “cintura rossa” nel centro, che tradizionalmente votava sinistra. Ma nel nord, dove la Lega Nord è forte, gli elettori non si fidano dello Stato centrale e della sua dipendenza dalla corruzione e dal sistema di patronato mafioso; mentre nel sud, la base del potere di Berlusconi deriva precisamente da questo sistema con tutta la corruzione e i legami con la criminalità organizzata che lo caratterizzano.
Uno dei libri più divertenti e più di successo dell’anno sulle elezioni “Se li conosci li eviti” di Peter Gomez e Marco Travaglio, è una specie di almanacco dei peggiori candidati in lista per le elezioni lo scorso aprile, corredato di lunghi schedari contenenti i trascorsi criminali di molti di loro. Nel caso del Popolo della Libertà di Silvio Berlusconi, agli autori servono letteralmente un centinaio di pagine per documentare il numero di candidati che sono stati arrestati o investigati con accuse che vanno dalla collusione mafiosa all’estorsione e alla frode. Credere che queste persone ripristineranno il ruolo della legge ed elimineranno il sistema di patronato, corruzione e infiltrazione di organizzazioni criminali nello stato, è ai limiti del credibile. Berlusconi è il principale erede politico del suo amico Bettino Craxi ed è riuscito ad evitare la campagna anticorruzione conosciuta come Mani Pulite - che ha condannato Craxi per corruzione – che minacciava lui e le sue varie aziende. Più che qualsiasi altro italiano, egli è responsabile per il blocco del sistema giudiziario italiano.
Un indizio rivelatore di quello che potrebbe riservare il nuovo governo Berlusconi ce lo dà “La paura e la speranza” di Giulio Tremonti, che è diventato un bestseller a sorpresa. Tremonti, ex uomo di sinistra che ha trovato fama e fortuna nella destra, è l’attuale (e precedente) Ministro delle Finanze di Berlusconi. Il suo libro sembra più una polemica antiglobalizzazione alla Naomi Klein piuttosto che l’analisi del Ministro delle Finanze di un governo conservatore. Tremonti attacca quello che egli definisce “marketism” - la feticizzazione del mercato, la riduzione di tutti i valori umani a dollari e centesimi - e denuncia l’apertura dei mercati europei alla competizione asiatica, che a suo parere è stata catastrofica per la produzione italiana. Tremonti si augura una politica “d’identità”, con la quale il Ministro intende un qualche tipo di politica industriale disegnata per rafforzare le istituzioni italiane e i loro valori.
Questo è un messaggio invitante lanciato agli italiani a cui non dispiace imputare i propri problemi a qualche minaccia esterna o a lavoratori stranieri. Quale identità politica intenda Tremonti per la gestione dell’economia, comunque, risulta evidente dalla difesa a tutti i costi della compagnia aerea nazionale, l’Alitalia, anche se la questione rappresenta il punto forse più saliente di cosa non va in Italia. L’Alitalia perde centinaia di milioni di dollari ogni anno ed è tenuta a galla solo grazie ai contribuenti.
Alitalia ha i costi più alti e la più bassa efficienza rispetto ai suoi principali concorrenti ed il suo sostegno da parte del governo italiano è in diretta violazione delle direttive UE in materia di prevenzione della concorrenza sleale. Nella prima parte dell’anno, il Governo Prodi, malgrado l’opposizione da parte dei suoi sostenitori nel sindacato, si è adoperato per vendere Alitalia ad Air France, a condizioni estremamente vantaggiose. Ma Berlusconi, il cosiddetto liberista, ha obiettato, dichiarando che l’Alitalia doveva rimanere italiana, accennando al fatto che i suoi due figli, che gestiscono gli affari mentre lui occupa di politica, sarebbero potuti venire in aiuto comprando la compagnia aerea nazionale e avanzando poi la proposta di un gruppo di uomini d’affari italiani che potrebbero essere stati interessati all’acquisto, se ben informati sui possibili vantaggi.
Va notato che i leader della Lega Nord si sono opposti alla vendita, asserendo che la cosa sarebbe equivalsa all’invasione medioevale di Federico Barbarossa nell’Italia settentrionale. Si sono dichiarati preoccupati in particolar modo del fatto che la prima mossa di Air France sarebbe stata di eliminare Malpensa come “hub” principale per via delle sue consistenti perdite. La Lega ha dimostrato in tal modo di non volere staccarsi dal sistema clientelare italiano.
Ora che Alitalia è sull’orlo della bancarotta, Berlusconi si sta organizzando per vendere la compagnia ad un consorzio italiano in modo da guadagnare così fiducia e contratti. L’affare finale sarà molto più costoso per i contribuenti italiani che non la vendita ad Air France e comporterà maggiori tagli del personale (ed anche questa possibilità pare di nuovo essere in dubbio). Difficilmente ci si aspetterebbe una cosa del genere da un Presidente del Consiglio che dice di tenere sul comò la foto di Margareth Thatcher.
Così come con le sue due precedenti incarnazioni da Primo Ministro nel 1994 e nel 2001, Berlusconi non è nuovamente riuscito a mostrare di saper gestire i problemi nodali e di fare scelte decisive. Al contrario, ha fatto passare leggi che permettono ad uno dei suoi canali televisivi di mantenere la frequenza che avrebbe dovuto invece cedere - secondo il regolamento europeo e secondo le leggi italiane - ad un concorrente o, in alternativa, passare al satellite. Berlusconi ha anche proposto una legge per impedire le intercettazioni della polizia in qualsiasi caso eccetto in quelli riguardanti terrorismo o crimine organizzato - dunque in caso di tangenti, corruzione e frode non si possono effettuare intercettazioni – ed una legge e per condannare fino a 5 anni i giornalisti che pubblicano intercettazioni.
Soprattutto, la nuova coalizione, in particolare la Lega Nord, ha puntato molto sulla paura verso l’immigrazione straniera. Uno dei leader della Lega, ora Ministro, ha chiesto di indire la “giornata del maiale” a Bologna dal momento che la città stava per far erigere una nuova moschea per i concittadini musulmani. Lo scopo era quello di inquinare il posto con maiale e prosciutto in modo da renderlo inutilizzabile per una moschea.
Uno dei poster per la campagna della Lega Nord mostrava un’immagine di un indiano americano con una lacrima che gli scorreva sulla guancia con su scritto lo slogan “hanno subìto l’immigrazione e ora vivono in riserve”. Il nuovo governo ha guadagnato popolarità attraverso le retate di immigranti clandestini e l’imposizione di impronte digitali a bambini zingari. Gli immigrati pagano per una percentuale di crimine non proporzionata, ma la criminalità è molto bassa tra gli immigrati legali. La semplice realtà tuttavia è che gli immigrati sono diventati il pilastro dell’economia italiana. Sebbene rappresentino il 6% della popolazione, essi da soli producono il 10% del prodotto interno lordo. Generalmente gli immigrati appartengono ad una fascia produttiva in età lavorativa, mentre l’Italia intera è un Paese in cui vi sono sempre più anziani ed in cui 1/5 della popolazione è in pensione. I lavoratori stranieri rappresentano qualcosa come il 20% della forza lavoro nelle industrie in settori di edilizia e agricoltura, anche in Lombardia, il nucleo del sentimento anti immigrati della Lega Nord. Una retorica dura anti-immigrati sarà pure ottima per fare della propaganda efficace, ma è un controsenso se si osserva la realtà economica e demografica del Paese.
C’è più di un motivo per poter credere che il terzo governo Berlusconi possa far più dei due precedenti. Berlusconi è ritornato al potere con una grande maggioranza in parlamento e una più forte coalizione con un numero inferiore di partner di governo con cui dividere il potere. Molti governi italiani, come lo scorso governo Prodi, sono stati indeboliti da negoziazioni senza fine con partner che hanno reso quasi impossibile una linea politica decisa e trasparente. All’età di 71 anni, con due amministrazioni senza successo alle spalle, Berlusconi sta pensando alla sua eredità e gli farebbe piacere mantenere la sua promessa di lasciare l’immagine di uomo che ha salvato l’Italia dai suoi problemi. Inoltre, la Lega Nord, ha puntato tutto sull’idea di federalismo fiscale, conosciuta in Italia come “devolution”, ossia un consistente aumento dell’autonomia regionale e locale. Si sta tentando di elaborare i dettagli di questa linea politica; se fatta intelligentemente, potrebbe dare un salutare scossone al Paese; se fatta malamente, potrebbe destabilizzare il sistema politico italiano e rendere l’attuale crisi ancora peggiore. Ma vista la profonda paralisi del Paese - e in assenza di altre idee migliori - potrebbe valer la pena provare.
Eppure il federalismo fiscale incontrerà il problema della dura opposizione da parte del sistema clientelare dell’Italia meridionale, fonte dalla quale Berlusconi riceve molti dei suoi voti. Dal canto suo, Berlusconi ha mostrato poco coraggio nell’affrontare il rischio dell’impopolarità su questioni prettamente politiche. Ad esempio, ha recentemente ritirato la proposta di riforma della scuola che ha suscitato proteste nelle strade. La riforma era di dubbio valore - concerneva in particolar modo tagli alle spese - ma intraprendeva anche azioni contro interessi radicati, per esempio, attraverso la chiusura di servizi sottoutilizzati in aree isolate. L’esperienza non è di buon auspicio per Berlusconi e la sua volontà di cambiare il sistema italiano.
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Inviato: Mer Mar 11, 2009 5:11 pm Oggetto:
Credo sia una limitazione, il porsi in una posizione politica, appunto per partito preso. Significherebbe regalare la propria appartenenza e sostegno ad un gruppo di persone a prescindere dal loro operato. Presente e futuro. L’appartenenza assoluta e irremovibile ad un gruppo, fa sì che tutto ciò, possa fare di buono l’altro, sia sempre per noi comunque cattivo. Credo, sarebbe più opportuno, anzicchè parteggiare, valutare in modo imparziale ed appoggiare le scelte giuste che possano essere di beneficio alla comunità. Per dare dei giudizi precisi ed analitici, senza farci condizionare dall’azione mediadica (editoria di parte) dovremmo essere noi cittadini, dei superbi tecnici in materia economico-legale per poter giustamente valutare e, naturalmente in questo caso, avremmo anche tutte le carte in regola, per poter svolgere la carica di ministri o di presidente del consiglio. Tutti grandi statisti. Così come siamo, tutti commissari tecnici del pallone. Ma perché, dichiararsi sempre a favore di una parte sola? Forse che gli uni sbagliano sempre, e gli altri non sbagliano mai? Perchè voler porre per una nostra convinzione errata, da un lato i buoni e dall’altro i cattivi? Da un lato gli onesti e dall’altro i ladri? Da un lato i capaci e dall’altro gli inetti? Perché creare una tifoseria politica, così come quella calcistica, e raccontare sempre peste e corna di quello che noi riteniamo peraltro sbagliando, un avversario o un nemico per denigrarlo? Non si salva nessuno, nè che sia dall’una, né dall’altra parte. Di volta in volta si invertono le sponde, e chi prima era bersaglio, diviene arciere, chi prima arciere, diviene bersaglio.
Secondo questa triste logica, basterebbe chiedere ad una persona di che partito è simpatizzante, per poter automaticamente stabilirne capacità mentali, bravura ed attitudine lavorativa, magari anche l’inclinazione all’essere onesto o disonesto! I concorsi pubblici sarebbero inutile perdita di tempo e spreco di risorse economiche. Altro che test attitudinali! Basterebbe chiedergli l'appartenenza politica, per poterne stabilire con assoluta certezza l'idoneità.
Personalmente, quando salgo su una aereo, non mi chiedo mai se il pilota abbia una fede politica e quale essa fosse. Piuttosto, mi auguro sempre che chi prende la guida del mezzo, abbia capacità di conduzione e che mi faccia fare un viaggio il più comodo possibile, seppur è probabile che qualche vuoto d’aria lo si becca, in tal caso, non passerei automaticamente alle offese, attribuendone la colpa. Insomma, da parte mia tutti possono essere dei bravi panettieri, basta sfornare del buon pane.
Le persone giuste, non sono quelle che scelgo per pura simpatia o perché altri mi inducono a pensarlo, ma bensì quelle che mi convincono con il loro lavoro. Da qualsiasi parte esse siano.
Inoltre, è bene ricordare che qualsiasi obbiettivo ci si prefigge di raggiungere, anche nel tempo, non lo si raggiunge mai senza sforzo o una certa dose di sofferenza.
Ci si deve autodisciplinare e qualche volta accettare qualche rinuncia. La strada comoda, non porta mai da nessuna parte, è quella scomoda e stretta che ci conduce alla meta. Non giudicherei peraltro le persone attraverso le loro passate frequentazioni o chi siano stati o siano attualmente i loro vicini di casa. Ricordiamoci che Cristo, aveva amicizie tra i ladri e le puttane e non per questo ha mai goduto di cattiva fama.
Ad majora. _________________
Giusto Elfo mai fermarsi alle apparenze analizziamo i fatti,questo è il terzo mandato che l'attuale presidente del consiglio riceve per governare l'Italia,nel primo fu sfiduciato da un suo alleato (leggesi lega nord),nel secondo fu sfiduciato dagli elettori (che non credo siano tutti comunisti)Prodi non ha saputo o non ha potuto governare ed è stato giustamente punito anche lui,ora siamo all'atto terzo,fino ad ora io di concreto e di coerente ho visto ben poco,tante roboanti dichiarazioni tanta propaganda elettorale ma parole solo parole i fatti mi dicono che nei primi due mesi del 2009 sono andati persi oltre 300.000 posti di lavoro e il governo discute si confronta ma non decide un c...o,e purtroppo chissa quante centinaia di migliaia di lavoratori rimarranno senza un reddito entro la fine dell'anno,forse io sarò eccessivamente pessimista ma non credo che basti un sorriso e l'ottimismo per andare avanti,questo paese ha bisogno di una nuova classe politica senza le attuali cariatidi incartapecorite e incollate alla poltrona attenzione parlo di destra,sinistra e centro nessuno escluso una massa di incapaci,inetti,incompetenti incollati alle loro poltrone come l'edera al muro,come diceva un grande campione "le tutto da rifare"
[quote="Elfo"] Non giudicherei peraltro le persone attraverso le loro passate frequentazioni o chi siano stati o siano attualmente i loro vicini di casa. Ricordiamoci che Cristo, aveva amicizie tra i ladri e le puttane e non per questo ha mai goduto di cattiva fama.
Ad majora.[/quote]
Penso che Cristo amasse certe fequentazioni per conoscere le motivazioni che spingevano quelle genti a condurre un simile stile di vita. Egli sentiva il bisogno di modificarne le coscienze affinché essi potessero vivere una vita più onesta.E lo fece con le parole e con i fatti.Sicuramente non per trarne vantaggi di alcun genere per se stesso,o per i suoi discepoli.
Anche oggi ,chi ha commesso delitti paga.Paga per l'errore commesso,e se è veramente pentito, prosegue conducendo una vita da persona onesta.E nessuno in questo caso ha il diritto di contestargli niente per il suo passato.
Neppure a me importa di che appartenenza politica o religiosa è il comandante dell'aereo,né lo incolpo per i vuoti d'aria e le turbolenze,effetti atmosferici a lui non imputabili,ma se manovra in maniera maldestra,qualche dubbio sulle sue capacità di pilotaggio le ho.
E senza generalizzare visto che la domanda era cosa ne pensate,riferita al Cavaliere nazionale,la mia risposta è diretta:sarà bravo come imprenditore,sarà quel che volete,ma.....ho molti dubbi sulla trasparenza dei suoi affari privati strettamente correlati alla sua attuale carica istituzionale.
Tu Elfo che opinione hai di questo Signore?perchè il tuo è si un bel ragionamento,ben scritto e quant'altro,ma molto generico.Anzi, direi scritto in politichese di buona fattura.Molto ben equilibrato per tutte le interpretazioni.
La mia era solo curiosità,non c'è obbligo di risposta
Registrato: 03/03/08 17:03 Messaggi: 330 Residenza: Napoli
Inviato: Gio Mar 12, 2009 5:03 pm Oggetto:
Alan ha scritto:
Penso che Cristo amasse certe fequentazioni per conoscere le motivazioni che spingevano quelle genti a condurre un simile stile di vita. Egli sentiva il bisogno di modificarne le coscienze affinché essi potessero vivere una vita più onesta.E lo fece con le parole e con i fatti.Sicuramente non per trarne vantaggi di alcun genere per se stesso,o per i suoi discepoli.
,Alan
Cristo non era alla ricerca di conoscenza. Egli già sapeva in quanto divino. Le sue frequentazioni avevano lo scopo di redimere chi sbagliava, e al contempo, dimostrare a chi era abituato a condannare e spedire regolarmente alla lapidazione , chi per propria debolezza cadesse nell’errore. Che perdonare fosse cosa giusta. E se lo faceva lui, in quanto entità divina e superiore era possibile ed opportuno, seguissero gli esempi gli altri in quanto uomini. Questo il suo messaggio.
Alan ha scritto:
...Neppure a me importa di che appartenenza politica o religiosa è il comandante dell'aereo,né lo incolpo per i vuoti d'aria e le turbolenze,effetti atmosferici a lui non imputabili,ma se manovra in maniera maldestra,qualche dubbio sulle sue capacità di pilotaggio le ho.
,Alan
Ribadendo, voglio ricordare che il mio intervento, non vuole essere a favore di nessuno, in quanto si limita a prendere in esame quanto letto nei post e confrontandoli con i fatti italiani. Rispondo sulla tua osservazione inerente la capacità di pilotaggio.
Tenuto conto, che per maldestro, indichiamo un pilota dalle scarse capacità di guida, se ne deduce che il suo operato, di conseguenza non essendo all’altezza non possa gestire la conduzione.
Guardando un po’ indietro quindi, noto che i tuoi dubbi, non sono esattamente condivisibili. Infatti, nella storia della nostra repubblica, ho notato un governo che ha pilotato per l’intera legislatura, ovvero 5 anni, senza crisi ed instabilità politica. Che la cosa mi abbia potuto fare piacere o meno, appartiene alla mia persona, ma tale operato lo definirei ” abile” e tutt’altro che maldestro!
Alan ha scritto:
...sarà bravo come imprenditore,sarà quel che volete,ma.....ho molti dubbi sulla trasparenza dei suoi affari privati strettamente correlati alla sua attuale carica istituzionale.
Tu Elfo che opinione hai di questo Signore? ...
,Alan
Penso che ogni dubbio non sia certezza.
Bastasse un dubbio per accusare una persona, oggi abiteremmo tutti nelle patrie galere, anzicchè nelle nostre abitazioni.
Non mi sostituisco ne al prete, per curarne le coscienze, ne a giudici e magistrati, che hanno il compito di investigare sulla condotta di qualsiasi cittadino e stabilirne, non con dubbi ma con certezze, eventuali irregolarità di ordine sia civile che penale. Qualsiasi mio pensiero, non avrebbe alcun valore in quanto privo di qualsiasi riscontro.
robirobi ha scritto:
...i fatti mi dicono che nei primi due mesi del 2009 sono andati persi oltre 300.000 posti di lavoro e il governo discute si confronta ma non decide un c...o,e purtroppo chissa quante centinaia di migliaia di lavoratori rimarranno senza un reddito entro la fine dell'anno...
I governi non sono degli imprenditori. Non creano aziende per agevolare assunzioni e risolvere la disoccupazione. Ne tantomeno possono obbligare un’azienda privata, in difficoltà in quanto divenuta improduttiva a remunerare una squadra occupazionale , ormai rimasta per ragioni di mercato, senza lavoro.
Se compriamo l’automobile in Corea, favorendo la crisi della produzione interna, non giustifichiamoci che da cittadino libero, compro dove voglio e poi mi lamento che il lavoratore dell’azienda produttrice di auto italiane vada in cassa integrazione perché il lavoro scarseggia.
Non possiamo comprare la marea di cinesume tecnologico ed elettrodomestico, perché costa poco e ci conviene, e poi ci lamentiamo che le fabbriche di lavatrici, frigoriferi e altro e altro e altro e altro ancora, in Italia chiudono, perché i prodotti sono più costosi, in quanto i costi di fabbricazione, sono più elevati. La nostra energia, costa più del carbone che usano in Cina e i nostri impiegati ed operai, vengono pagati molto meglio di un cinese. Ma se preferiamo i produttori cinesi a quelli italiani, non lamentiamoci che il produttore italiano rimasto senza commesse di lavoro, spedisca di conseguenza a casa i propri operai, in quanto non più necessari.
Moltissimi produttori, comprano in Cina e pongono il loro marchio, per far fronte ad un mercato che vuole prezzi sempre più bassi. Fabbricasse lui in Italia, i prodotti gli rimarrebbero sullo stomaco, perché il prezzo sarebbe fuori mercato. Non lo compreremmo perché caro. Vogliamo pagare i nostri operai, con salari da cinesi e produrre in Italia, oppure salariarli giustamente da cittadini italiani e comprare noi i nostri prodotti ad un costo cinque o sei volte maggiore e favorire produzione interna e lavoro?
Ogni volta che compro un prodotto estero per mia convenienza economica, sto facendo di tutto affinchè un operaio italiano divenga un casalingo! Ma visto che è colpa nostra, non facciamo come i coccodrilli! Non facciamo finta di muoverci a pietà, perché la nostra forza lavoro è in difficoltà. Se vogliamo che il nostro salumaio, tenga aperta bottega, facciamogli la spesa! _________________
Ringrazio Elfo per la sua cortese risposta.
Personalmente non ho nulla contro o a favore di chicchessia,anzi,mi reputo fortunato di risiedere in questo Bel Paese,mi riferisco al clima meteo e alle persone comuni,per il resto essendo cittadino Italiano ma con passaporto doppio ,adesso sono felice della scelta che hanno fatto i miei due figli,laureandosi e facendo impresa laddove la politica è politica, e gli affari sono affari,e chi si azzarda a commettre un falso in bilancio,o evadere il loro fisco,finisce dritto in prigione,senza tante scuse.
Con tutto il rispetto dovuto,ribadisco che in nessun'altra nazione evoluta e civile, chi ha pendenze con la legge,ha diritto a sedersi in Parlamento.
Se agli Italiani piace così,che così sia.
L'ultima modifica di Alan il Ven Mar 13, 2009 1:33 am, modificato 2 volte
Penso che ogni dubbio non sia certezza.
Bastasse un dubbio per accusare una persona, oggi abiteremmo tutti nelle patrie galere, anzicchè nelle nostre abitazioni.
Quando i dubbi si tramutano in certezze,e si fanno i processi,si cambiano le leggi.
Perdonate il disturbo,ma volevo aggiungere una cosa che per me è fondamentale e mi ero dimenticato di scrivere prima.
Se dovessimo condannare le persone per un dubbio sulla loro onestà hai ragione a scrivere che la buona parte di noi alloggerebbe in prigione.
Ma se queste persone avessero la possibilità di modificarsi le leggi a loro uso e consumo,bhè allora le cose cambiano,in galera non ci vedresti neppure un ladro di galline! E ti pare poca cosa questa? Chi mai in Italia aveva così sfacciatamente applicato questa regola prima della discesa in campo del sig.Berlusconi &Co. ? Neppure il buon Bettino si era spinto a tanto! Ci sono stati processi giudiziari azzerati,ma sono calunnie!
Io mi intendo di cose pratiche,di economia, di come far quadrare il bilancio delle mie attività per non mandare a casa persone che hanno una famiglia,questo faccio per me la mia famiglia e quella di altri,non sono un filosofo,non mi intendo di religioni,e poco me ne importa.Di una cosa sono certo,di essere un'uomo,onesto e con le idee molto chiare.
E da imprenditore ti posso affermare che durante la lunga legislatura,da te citata,sono iniziati i primi guai per la nostra economia,chi si è succeduto ha fatto il resto.
Ad Majora
I governi non sono degli imprenditori. Non creano aziende per agevolare assunzioni e risolvere la disoccupazione.
Caro elfo credo che tu sia al di fuori e di molto dalla realta,il governo è composto da imprenditori che dovrebbero amministrare un'azienda molto grande chiamata ITALIA, da tantissimo tempo purtroppo questi "imprenditori"che via via si sono succeduti negli anni hanno pensato ai loro interessi e non sicuramente a una sana e oculata amministrazione del paese,le leggi si fanno in parlamento ,non per strada, e se chi è deputato a legiferare pensa solo ai propri interessi va da se che l'azienda ITALIA vada sempre peggio.
Se vogliamo che il nostro salumaio, tenga aperta bottega, facciamogli la spesa!
bravo ai colto nel segno proprio questo è il punto oggi mancano i soldi per fare la spesa e a chi dare la colpa?ma è semplice alla recessione mondiale in atto,ottima scusa che i nostri "imprenditori"stanno sfruttando,non dare la colpa ai cinesi fino a pochi anni fa era una nazione assai poco sviluppata priva di tecnologia che il mondo occidentale si è affrettato a fornire,con un mercato interno non in grado di acquistare ciò che veniva prodotto era logico che si affacciassero sui mercati mondiali che altro potevano fare.
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